“Forse siamo ancora in pochi nelle campagne, ma in tanti credono in una trasformazione, in una comprensione tra gli esseri umani. In questa giornata di incontro, vogliamo dire che esistiamo, che ci siamo, che ci stiamo provando. Ancora in ordine sparso, sicuramente non coordinati, ma forse è arrivato il momento di raccoglierci e identificarsi. Il prossimo 9 luglio vorremmo invitarvi a traghettare le nostre idee sull’ipotesi di una nuova rete di relazioni sociali all’interno di piccoli nuclei di ruralità, attraverso un potente metodo di comunicazione: la nostra parola.” Luglio 2017, volantino d’invito all’incontro di quella che sarebbe diventata la Comunità Rurale Diffusa
La Comunità Rurale Diffusa è un percorso nato e cresciuto tra persone che si confrontano, cercando ognuno di andare oltre il proprio individualismo, oltre la difficoltà di aprirsi e chiedere aiuto, per darci insieme sostegno e coraggio in un’epoca che corre a velocità distanti dal nostro battito che, invece, vuole restare o ritornare vicino a quello della natura, delle stagioni. Siamo donne e uomini che provano a tirare fuori dall’esistenza il meglio che credono possibile; quel meglio che oggi, troppo spesso, è stretto nella definizione di “alternativa”, su cui noi, caparbiamente, vogliamo costruire la realtà del nostro tempo quotidiano.
Procediamo verso una ruralità condivisa che non vuole essere solo rappresentazione romantica di un passato in cui era tipica, perché vitale, quanto piuttosto aspirazione concreta di un presente in cui crediamo indispensabile diffondere la consapevolezza che la risposta a molti bisogni sta nella condivisione e nella solidarietà. Per questo ci impegniamo nella ricerca del consenso, navigando a vista e tenendo tutti insieme il vento in poppa, per far sì che oggi sia una buona giornata e che domani ci sia la stessa possibilità. Per tutte e per tutti.
Dopo quel volantino ci siamo semplicemente incontrati, mese dopo mese, a casa di tanti di noi. Abbiamo parlato e condiviso il cibo, ballato, ci siamo stretti settimana dopo settimana Ci siamo conosciuti e vogliamo continuare a farlo, per costruire insieme, dal basso, qualcosa che qui ci faccia sentire riconosciuti, amati, artefici, senza delegare ad altri i nostri pensieri, i nostri sogni.
L’aspirazione di essere comunità diffusa non può slegarsi da quanto abbiamo intorno, ne siamo consapevoli, anche se il più delle volte quell’intorno si muove in direzioni diverse da quelle legate alla salute del corpo e della mente. Spesso ognuno di noi può solo assistere inerme a un contesto che entra prepotente nella propria vita, ma con azioni studiate, discusse e partecipate vogliamo provare a costruire un habitat migliore per noi e chi verrà dopo di noi. Così ci siamo ricavati e continueremo a ricavare spazi d’azione nella società di cui siamo figli più o meno giovani, ma ormai anche madri e padri più o meno anziani.
Un esempio di attività è il mercato contadino. Tra noi ci sono tante contadine e tanti contadini, così come artigiane e artigiani, ed è stato naturale voler fare mercato insieme, perché il cibo rappresenta una delle fondamenta su cui iniziare ad auto-determinare alternative concrete, anche sociali e politiche, visto che il mercato realizza una piazza dove incontrare persone dal vivo e offrire al territorio un segno della nostra volontà.
Questo siamo allora: un organo collettivo che deve essere capace di ascoltare e dialogare sui bisogni di tutte le sue parti, non un contenitore da cui estrarli egoisticamente. Creando man mano strumenti per soddisfarli, mettendo in pratica azioni in grado di andare oltre quel contesto che ci vorrebbe solo capaci di assecondare, vogliamo invece pensare, essere, partecipare, costruire.
Siamo tanti e veniamo da sentieri diversi. Questa comunità è lo spazio dove provare a valorizzarli, stimolando un dialogo per realizzare nel tempo una visione condivisa e concreta, non cercare l'appoggio per quella personale e ideale. È un percorso di aggregazione orizzontale per offrire possibilità di azione collettiva, una strada in continuo movimento lungo la quale ci si lascia alle spalle una storia comune da ricordare e difendere. Ed è in questa storia che si genera e rigenera la nostra identità liquida, i cui bordi cambiano grazie a ogni persona che dà un contributo.
Siamo persone come Plinio, un amico, un ottimo amico di tanti di noi. Al suo ultimo compleanno sapevamo che lo stavamo salutando e dopo quei mesi in cui ci ha dimostrato come si può vivere sempre con sicurezza, coraggio ed empatia, ci ha lasciati come un temporale d’estate. Disegnava sempre un albero, specie su tutti i suoi cajon: per tenerlo sempre vicino a noi e ricordare il suo esempio abbiamo preso quell’albero come la radice da cui far crescere nuove branche, rami, ramoscelli e gemme, dormienti fino al momento in cui sbocciano in foglie. Foglie che potranno restare o anche prendere altre strade nel vento, poco importa: la nostra identità, la nostra forma, si modifica come questo albero, con la sola essenziale necessità di mantenere le radici salde al puro e semplice bisogno iniziale: più o meno uguali, più o meno diversi, siamo qui perché vogliamo essere ascoltati, perché abbiamo bisogno di parlarci e fare insieme.
Grazie per la pazienza. Stiamo effettuando dei lavori sul sito e ritorneremo a breve.